The Amazing Spider-Man
di Marc Webb, 2012
Non vale per qualunque film, ma spesso la scelta di assegnare una grande produzione a un determinato regista può essere l’avviso di una pista da seguire o di una decisione già presa. Scegliere il regista di una commedia romantica come (500) Days of Summer per dirigere un film di Spider-Man rendeva abbastanza chiaro almeno un intento, forse commerciale prima che artistico: spostare il baricentro dall’Uomo Ragno a Peter Parker, e mettere al centro del film più di ogni altra cosa il rapporto sentimentale tra il protagonista e Gwen Stacy. In tal senso, non è del tutto errato definire The Amazing Spider-Man un teen romance con i superpoteri, ma per fortuna Webb è rimasto lontano dalla pigrizia della saga di Twilight si è dimostrato all’altezza della situazione: il suo è un film decisamente riuscito che ha semmai la sfortuna di essere costruito su limiti strutturali, ben chiari già da prima della visione. Per quanto ci possano spacciare questo reboot come un’autentica novità, si tratta infatti di una origin story estremamente tradizionale e che non si scosta granché da quella raccontata soltanto dieci anni fa. La sceneggiatura non sembra fare molti sforzi per evitare l’effetto-replica e la narrazione procede in modo meccanico attraverso blocchi ben definiti e ormai noti; il reparto spettacolare è assolutamente impeccabile (le soggettive dei voli fanno la loro porca figura) ma non si vede il tentativo di dire qualcosa di veramente nuovo in un genere vicino alla saturazione; si perde qualche colpo in più con il villain di turno (il Lizard di Rhys Ifans) e ci si riprende quando in scena ci sono Peter e Gwen. Il grande vantaggio del film, persino rispetto ai primi due capitoli diretti da Raimi, è infatti senza dubbio nei due protagonisti: Andrew Garfield non è solo un attore capace e versatile, è espressivo, simpatico, arrabbiato, profondo, e contribuisce a sporcare il suo personaggio con un’umanità scombinata e confusa che lo allontana dai cliché adolescenziali per dare una nuova dimensione sia alle sue motivazioni che alla sua incapacità di fare la cosa giusta; e la sua stessa intelligenza è affrontata più come una condanna che come un’opportunità. Dall’altra parte, peraltro, c’è la solita favolosa Emma Stone, e probabilmente ciò che ci ricorderemo di questo film divertente e innocuo in futuro è l’alchimia davvero impressionante tra i due, la naturalezza del loro talento: senza bisogno di tirare in ballo le vicende personali dei due attori, Garfield e la Stone portano sullo schermo una freschezza e una bellezza immediata di cui il film aveva davvero bisogno. Forse è stata una buona idea, quella di mettere al centro del film la loro storia d’amore: perché è quello che ci portiamo a casa, alla fine del film.
Nei cinema dal 4 luglio 2012