The Raid: Redemption (Serbuan Maut)
di Gareth Evans, 2011
Notte fonda. Nel suo appartamento, il giovane Rama si allena, prega. Saluta la moglie, le accarezza il grembo: “aspetta che tuo padre torni a casa, ok?”. Poi saluta il padre, gli dice: “lo riporterò”. In un mezzo corazzato la squadra di Rama, che è l’ultimo arrivato, il “novellino”, si prepara ad attaccare il condominio dominato dal boss Tama Riyadh. “Andiamo a purificare questa cazzo di città”, piano per piano, come in un platform. Ma Tama non si fa cogliere impreparato, anche perché ha un folto e pericolosissimo esercito: gli inquilini del palazzo. Non si perde tempo: l’assalto comincia dopo pochi minuti e da lì alla fine del film non ci sarà più un secondo di tregua né un attimo per fermarsi a riflettere. Presentato a Toronto, a Torino e al Sundance, uscito poi in sala negli states accolto dall’entusiasmo della critica, il terzo film del gallese Gareth Evans, innamoratosi del “pencak silat” durante le riprese di un documentario (e facendone già il fulcro del precedente Merantau) è riuscito in un’impresa che va ben oltre la scoperta occidentale di Iko Uwais e di quest’arte marziale tradizionale indonesiana: ha alzato spaventosamente l’asticella del ritmo, della violenza e della qualità, ponendo nuove basi per il cinema di arti marziali (le prove atletiche di Uwais o del “cane pazzo” Yayan Ruhian fanno quasi impallidire quelle di stimati colleghi come Tony Jaa e Jeeja) ma forse anche per l’action in generale. La differenza la fa proprio Evans, che è un regista vero, uno che sa trasformare pianerottoli di periferia nel campo di battaglia di un film di guerra, e che dirige con una precisione mostruosa e un’impressionante creatività. Basta guardare la ricchezza e la cura dei movimenti di macchina durante le scene più concitate per rendersi conto che sotto la spietata brutalità apparentemente caotica del suo film si nasconde un gusto per la ricerca tutt’altro che scontato – con la macchina da presa che si inclina insieme ai calci e ai corpi sollevati, che cade insieme ai corpi sbattuti a terra, che corre e urla insieme a Rama per i corridoi del palazzo, senza perdere o sbagliare un colpo. Un film che si guarda dall’inizio alla fine senza quasi riuscire a respirare e che, probabilmente, sta già cambiando le regole del gioco.
Il film è nel listino di One Movie e quindi dovrebbe uscire, presto o tardi, anche in Italia.
LA. FOTTA.
felice di sapere che uscirà anche in italia. ero andato a vederlo a torino con poca convinzione e mi sono dovuto ricredere: grande botta di adrenalina!
Sono contentissimo, ne avevo letto molto bene anche su i400calci e onestamente non ci speravo che potesse uscire addirittura al cinema anche in Italia. Speriamo che riescano a mandarlo in sala con tempi cristiani e non con il solito ritardo di 2 o 3 annetti in un paio di sale del centro-nord italia nel primo weekend di agosto. Mi sa che chiedo troppo eh?
Ciao
godo
L’avevo chiamata, nella mia testa, “camera a mano partecipante” o “empatica”
grazie della recensione, vevo bisogno di una spintarella di incoraggiamento per decidermi a vederlo.
Le scuse sono ufficialmente finite.
Lo sto consigliando al mondo intero, ma trovo sempre un po’ di resistenza quando mi chiedono
1) di chi è? (intendendo chiaramente con chi è)
2) ma c’è in italiano?
su play comunque sta a 16 euri c.ca.
sul torrente a un po’ meno, ma un paio di euri ai figli degli stunt rimasti orfani glieli do volentieri.
Bombissima! Abbiamo praticamente scritto le stesse cose (tu un bel po’ meglio) e non t’avevo nemmeno ancora letto, cinque alti bro!
Si sa, che noi due ci han separati alla nascita.
Fuck yeah!
Per questo e altre chicche sparse nel tempo sempre più stima per lei