The Five-Year Engagement
di Nicholas Stoller, 2012
Se abbiamo imparato una cosa dalla sua filmografia, è che a Nicholas Stoller manca il senso della misura. Le sue regie precedenti Forgetting Sarah Marshall (sceneggiato da Jason Segel) e Get him to the Greek sono esempi clamorosi di potenziale sprecato anche per questa ragione – soprattutto il secondo, scritto dallo stesso Stoller. Che sia una penna notevole, soprattutto in coppia con Segel, lo dimostra l’ottimo lavoro fatto dai due in The Muppets e nei brillanti dialoghi di questo The Five-Year Engagement; ma uno sceneggiatore ha bisogno di ben altro che di senso dell’umorismo, tanto più se è lui stesso a dirigere. E il suo film, che viaggia dai 124 minuti della versione “theatrical” ai 132 di quella “unrated”, a forza di accumulare in un modo che ricorda ancora più del solito le regie di Judd Apatow (qui produttore), dà più l’impressione di una miniserie che di un vero lungometraggio. La fortuna di Stoller è quella di avere per le mani un cast impressionante e piuttosto affiatato (a parte Emily Blunt, sono quasi tutte facce note delle comedy televisive americane) da cui spesso riesce a tirare fuori il meglio: il dialogo tra la Blunt e Alison Brie con le voci dei Muppet è esilarante, così come tutta la sequenza sul rapporto tra Segel e l’instancabile Dakota Johnson, per tacere di un attore fenomenale come Chris Pratt, che riesce a dare anima a un personaggio di per sé solo abbozzato e banale; ma si tratta appunto di elementi separati, performance efficaci e sequenze ben congegnate, spassose a volte in modo feroce (la freccia nella gamba, l’alluce amputato), ma del tutto slegate tra loro, messe una accanto all’altra senza un briciolo di equilibrio, di coesione, appunto, di misura. Ci si diverte, si ride anche parecchio, il romanticismo è prorompente e i due bravissimi protagonisti riescono a raccontare due personaggi umani e credibili, ma in definitiva Stoller ha preso la leggerezza della commedia romantica trasformandola in un estenuante tour de force: quando il film arriva finalmente alla sua conclusione, per quanto efficacissima nell’esposizione, non si è del tutto sicuri che non siano state due ore (e passa) buttate.