I bambini di Cold Rock (The Tall Man)
di Pascal Laugier, 2012
Una delle firme di punta del cinema horror “estremo” francese, Pascal Laugier, scrive e dirige il suo primo film in lingua inglese ambientato negli Stati Uniti, in verità una produzione franco-canadese, levando il pedale del gore ma mantenendo il gusto, già mostrato nel suo discusso Martyrs, per il ribaltamento prospettico e per i twist narrativi. La sceneggiatura, tutt’altro che impeccabile ma piuttosto divertente per chi sa stare al gioco, è infatti l’elemento migliore del film insieme alla regia, dove Laugier piazza qualche pezzo di bravura per innalzare il film dalla media dei thriller di Serie B con ambizioni metaforiche. Il suo The Tall Man, pur essendo un po’ scombinato, è comunque un ibrido interessante e curioso, più difficile da inquadrare di quanto sembri; manca giusto un po’ di coraggio e il cast non è del tutto adeguato (anche se Jessica Biel ce la mette tutta) ma è davvero brillante l’idea di usare l’ambientazione in una deprimente cittadina di minatori disoccupati nello stato di Washington per rappresentare, non tanto la crisi economica o culturale, ma il definitivo decadimento di un intero immaginario, quello della provincia americana. Con uno sguardo da “straniero”, Laugier predilige il gioco narrativo ma pizzica anche il pubblico con un interrogativo morale.
Il film non mi è dispiaciuto. Non un capolavoro, alcune ingenuità e nessuna grossa aspettativa (a me Martyrs non era piaciuto così tanto, bellissima la prima parte, deludentissima la seconda, finale brutto). Questo, come hai detto tu, diverte a costo di stare al gioco. C’è da dire che la struttura narrativa è pressocchè identica a quella di Martyrs, con una prima parte dinamica e una seconda di riflessione e di ribaltamento fino al solito finale che vorrebbe far riflettere. Innocuo.