ParaNorman
di Sam Fell e Chris Butler, 2012
In un periodo, diciamo in un triennio, in cui le certezze sugli equilibri di qualità tra i marchi più importanti del cinema d’animazione vengono quantomeno scompaginati, il titolo obbligato di miglior film animato (in uno stop-motion giunto a livelli qualitativi impareggiabili) dell’anno va a uno studio relativamente giovane ed emergente, giunto solo al secondo lungometraggio. Non dovrebbe essere una sorpresa, visto lo straordinario adattamento fatto proprio dalla Laika a partire da Coraline di Neil Gaiman, ma ParaNorman ha dei meriti persino maggiori: senza il supporto di un veterano come Henry Selick e basato su una storia originale, pur facendo tesoro della lezione di Tim Burton soprattutto da un punto di vista produttivo (Chris Butler, anche sceneggiatore, aveva lavorato sugli storyboard di La sposa cadavere), ParaNorman fa un passo avanti e propone qualcosa di riconoscibile eppure di totalmente inedito. Se il modello del film è infatti un cinema per ragazzi che non esiste più, sotterrato dal successo dei franchise e risollevato qua e là da operazioni perlopiù nostalgiche come Super 8 di Abrams, ciò che sbalordisce davvero è dove ParaNorman riesce a spingersi, soprattutto verso il finale. Da una parte, portando i personaggi e il pubblico (in primis quello preadolescente) a confronto con temi estremamente famigliari, senza mai sottovalutarne l’impatto emotivo; dall’altra, arrivando a un allucinato delirio visivo che sembra mescolarsi a suggestioni quasi da anime giapponese. Ma anche tutto ciò che precede la commovente e fenomenale conclusione non può lasciare indifferenti: ParaNorman è un film di una ricchezza quasi frastornante, divertente fino alle convulsioni per la densità delle sue trovate, delle invenzioni visive e narrative, per la cura nel tratteggio dei suoi personaggi, eppure riesce a essere veramente maturo nel raccontare temi come il rapporto con la morte o la battaglia a difesa della propria diversità. Dando sempre per scontato, contrariamente alla norma, che l’interlocutore abbia l’intelligenza sufficiente a volersi (e sapersi) confrontare con essi, che abbia dodici, otto, ventuno o quarant’anni. E che abbia voglia di emozionarsi davvero.
Molto bello. Mio cuggino me lo ha dato e lo ho trovato davvero pieno di intelligenza e dettagli da riflettere tanto che non mi perderò il BD. Non lascerei indietro come referente-ispiratore anche Monster House, pure questo debitore ad influenze orientali. ParaNorman è un bellissimo film in stop motion all’altezza ed oltre COraline. Ho notato che la fluidità di animazione delle figure è arrivata ad una verosimiglianza con i movimenti umani stupefacente.
“di una ricchezza quasi frastornante, divertente fino alle convulsioni”… leggendo le tue recensioni sembra tu veda solo capolavori
E tu non leggerle, no?
(Comunque, in questo specifico caso, siamo da quelle parti.)
Ma dai che risposta. Che prospettive di crescita può avere una persona a leggere solo cose che condivide. Bah.