Qualcosa nell’aria (Après Mai)
di Olivier Assayas, 2012
Ciò che riesce meglio a Olivier Assayas, in questo romanzo di formazione sentimentale e politica di un giovane studente nella Francia dei primi Anni 70, è l’idea di ricostruzione storica come rievocazione di uno stato d’animo collettivo, in cui si scontrano le esigenze private dei singoli e le ispirazioni civili, quelle di una generazione a cui è stata lasciata un’eredità tanto importante quanto ingombrante; più che attraverso costumi e scenografie, Assayas restituisce quegli anni grazie a elementi marginali come la colonna sonora, che ha un ruolo assolutamente centrale ed è straordinaria – anche quando non è imprevedibile, come nei casi di Nick Drake o Syd Barrett, invocato con tanto di vinile sul giradischi. Il suo maggior pregio, più semplicemente, è quello di aver azzeccato tutte le facce, dal debuttante Clément Métayer (che ha l’espressione da schiaffi che meglio si addice al ruolo di Gilles) alla formidabile Lola Créton, a cui basta uno sguardo per comprendere le sfumature del suo personaggio, fino a un’esordiente terribilmente fotogenica come Carole Combs, alla cui drammatica, celata intensità è dedicata pure la sequenza più riuscita (e più dolorosa) del film. È in scene come queste, e più in generale negli interni degli appartamenti, delle ville e degli scantinati che Assayas mostra la sua bravura tecnica, senza mai sfoggiarla apertamente; meno convincente, anche se convinta, la scelta di costruire il film allineando uno dietro l’altro situazioni e spunti, anche autoriflessivi (il dibattito interno ai dialoghi sulla rivoluzione del linguaggio del cinema avviene in un film il cui linguaggio, pur con tutte le sue libertà, è piuttosto tradizionale e riconoscibile) con lo spirito euforico, malinconico e di chi scrive la propria autobiografia, dilungandosi sui dettagli più inessenziali e nostalgici, e si stufa (o muore) prima di poterla rileggere per bene. Il risultato è un film che ricerca la sua vitalità proprio nell’assenza di una vera struttura, ma senza mai trasgredire davvero alle regole, svelando infine un destino necessario ma costruito con un confuso, disordinato entusiasmo.