Il sospetto, Thomas Vinterberg 2012

Il sospetto (Jagten)
di Thomas Vinterberg, 2012

Quanto è cambiato il cinema danese, dai tempi del Dogma 95 a quelli dell’ultimo Refn? È una domanda retorica, nel frattempo dopo 14 anni Thomas Vinterberg è riuscito finalmente, a mio avviso, a scollarsi davvero di dosso l’ingombrante celebrità di Festen, la cui innegabile efficacia, a distanza di tempo, viene perlopiù offuscata da ciò che rappresentava, come parte e come specchio di un momento (e di un movimento) culturale – e non a caso quel titolo ancora trova posto nelle locandine di tutto il mondo. L’eccellente Jagten gli permette invece di affermare totalmente la personalità del suo sguardo, quello di uno tra i più spietati autori europei, che non si ferma di fronte a nulla pur di sezionare a colpi d’accetta le convenzioni sociali, pur di permetterci di scovarne il marcio all’interno. Pur contando molto sulla memorabile interpretazione di Mads Mikkelsen (premiato a Cannes), la riuscita del film dipende soprattutto dal talento di Vinterberg nello spostare il baricentro morale della pellicola fuori dallo schermo, coinvolgendo gli spettatori in un gioco crudele (e davvero sfiancante) di complicità, senso di colpa, rigetto, che contribuisce a fare di Jagten una delle più disturbanti esperienze emotive del cinema europeo recente.

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