L’evocazione (The Conjuring)
di James Wan, 2013
Tra gli esempi di cinema fantastico che, negli ultimi anni, ha cercato di riportare sullo schermo le suggestioni di un passato non troppo lontano, The Conjuring è stato forse il caso di maggior successo, sia presso il pubblico che per la critica, oltre che un esempio di indubbia efficacia. I due sceneggiatori (i fratelli Hays) avevano già esplorato le potenzialità del vintage in House of wax di Jaume Collet-Serra; qui l’esperimento si fa meno cinico e più filologico, recuperando una metodologia “analogica” dello spavento che sembra voler dialogare con l’ambientazione temporale del film. James Wan, regista abile per quanto (o proprio perché) privo di personalità, dirige con notevole mestiere, senza lasciare traccia di sé, e può contare sulla presenza scenica di due attori come Vera Farmiga e Patrick Wilson, desiderosi di non prendere mai troppo sul serio la severa intensità dei loro ruoli. In definitiva, The Conjuring si rifà quasi più alla tradizione del fantastico americano (dalla Amblin in giù) che al cinema horror, e per questo scontenterà (o ha già scontentato) i più passionali esperti del genere. D’altra parte, nel suo essere un prodotto piuttosto innocuo, pur non inventando nulla né volendo davvero farlo, come divertimento passeggero funziona alla perfezione.