Com’è ormai tradizione all’inizio di ogni stagione televisiva, diamo un’occhiata alle nuove serie tv che hanno invaso le nostre chiavette usb levandoci quel poco di vita sociale che ci era rimasta. Come sempre, buona parte dei “giudizi” è basata unicamente sul pilot o sui primissimi episodi, il che equivale a dire: non vale una mazza, ma ci divertiamo così. La “cover” di questa edizione del pube è dedicata a uno dei migliori debutti di questo mese, di cui però parliamo più avanti. L’edizione, invece, è tacitamente dedicata a una delle più grandi serie di tutti i tempi, quella che ci ha lasciato da pochi giorni. Ci mancherai tanto, bitch.
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La stagione è iniziata con una bella e inaspettata sorpresa. Perché sulla carta, Sleepy Hollow (Fox) sembrava un disastro, nonostante ci siano dietro Kurtzman & Orci, leggi: Fringe. Il personaggio del racconto di Washington Irving, quello del film di Tim Burton per capirci, che viene catapultato nel presente perché le serie in costume costano troppo? Chi se la sarebbe bevuta? Invece il pilot è stata una rivelazione, forse più efficace anche dei migliori tra quelli che vedremo più sotto. La serie ha già dimostrato di saper crollare in basso (con il secondo episodio) e di riprendersi alla grande (con il terzo) ma la sua miscela di fantasy-horror e procedurale è molto più fresca (e ironica) del previsto, con un personaggio (la Abbie di Nicole Beharie) tra i meglio disegnati dell’anno. Promosso, contro ogni aspettativa.
Meno male che ci sono tantissime grandi comedy e/o sitcom ancora attive, alcune in stato di grazia (Parks and Recreation su tutti) perché la stagione per ora è piuttosto stitica. L’unica nuova comedy imperdibile è Brooklyn Nine-Nine (Fox), che leva le finte interviste dal metodo-mock di The Office ma che ne ripropone stile e dinamiche all’interno di una stazione di polizia. La serie co-ideata da Michael Schur (uno dei due di Parks and Rec, guarda caso) può contare su uno dei migliori cast dell’anno (in testa Andy Samberg, che viene da otto anni di SNL), ha tantissime buone idee e non ha paura di metterci il cuore. L’impressione immediata è quella di una serie che potrebbe durare a lungo e migliorare con il tempo. Me lo auguro.
Già adottata da molti come guilty pleasure (categoria del tutto soggettiva alla quale, purtroppo, io non ho tempo da dedicare) è The Blacklist (NBC), in cui un imbolsito e divertente James Spader interpreta un super-ricercato che si mette a collaborare con l’Fbi (ha una “lista nera” di cattivi che sono più cattivi di lui) in cambio di poter avere come braccio destro una novellina, tal Elizabeth Keen. Perché proprio lei? È questa la grande domanda della serie, il gancio che dovrebbe tenerci in sella di episodio in episodio. E ‘sticazzi? Purtroppo, dopo due episodi la presa si sta già allentando e Spader è già finito a reggere tutto sulle sue bolse spalle. Il pilot è effettivamente molto divertente ma il secondo episodio, complice una tremenda Isabella Rossellini, è sul limite del sopportabile. L’espressività da pesce lesso della capelluta Megan Boone è il più grosso ostacolo della serie; molto meglio l’agente Malik di Parminder Nagra, che in tre minuti secchi le ruba la scena. Speriamo di vederla di più, nei due-tre episodi che concedo prima di fare ciao ciao.
Per ragioni di rimanere vivo e sano, quest’anno sono diverse serie di cui non ho nemmeno provato ad assaggiare il pilot, come The Goldbergs, Lucky 7 (che infatti è stato subito cancellata) o Betrayal. Contro ogni ragionevolezza, mi sono buttato sulla più bistrattata (dopo Dads) novità della stagione, ovvero Hostages (CBS), il remake di un telefilm israeliano: un chirurgo (Toni Collette, poverina) viene presa in ostaggio assieme alla sua famiglia da un super-agente dell’Fbi, che le ordina di uccidere il Presidente durante un’operazione. Mi ci è voluto un episodio e mezzo per spostare tutto nel cestino: cavo o mica cavo, è incredibile che possano convivere nello stesso universo produttivo una serie come Homeland e una roba così cretina, e tra l’altro così seriosa da non risultare nemmeno ridicola.
Difficile giudicare una sitcom di Chuck Lorre dal pilot: sono innumerevoli i modi in cui si può mandare tutto in vacca. Però il primo episodio di Mom (CBS) mi ha sostanzialmente convinto, perché ci sono due attrici che adoro (Anna Faris e Allison Janney) e perché mi incuriosiscono i timidi innesti di drama che Lorre e soci sono riusciti a infilare nella solita farsa. Le sitcom di questo tipo, quelle girate in “multiple camera”, sono un genere quasi decaduto (io stesso non ci provo nemmeno più: improbabile a questo punto che nasca un nuovo How I met your mother) ma con i dovuti aggiustamenti Mom potrebbe essere l’onorevole eccezione che guardi mentre stendi il bucato. Oppure potrebbe andare tutto in vacca.
Bisogna per forza scegliere la nuova serie migliore della stagione, per quando uno arriva e ti chiede “secondo te qual è la nuova serie migliore della stagione”? Per me la risposta è quasi scontata: Agents of S.H.I.E.L.D. (ABC) è un prodotto anomalo per costi (decisamente superiori alla media) e per la sua relazione con il cinema (sta diventando un tassello del Marvel Cinematic Universe molto più di quanto mi aspettassi) ma è soprattutto una serie di Joss Whedon, che fin dai primi due episodi sembra voler riprendere attraverso i toni e l’ambientazione il discorso abbandonato dopo l’avversa fortuna dell’equipaggio della Serenity. Il pilot è stato un grosso divertimento geek, ma con il secondo episodio la serie è già riuscita ad alzare il tiro, con un gusto dello spettacolo e dell’azione che in tv non si vedeva da un sacco di tempo. Quindi sì, è la mia nuova serie preferita della stagione. E continuerà a migliorare.
Replicare il successo di Modern Family è un obiettivo comprensibile, un po’ meno se ci si prova in casa, ma fa lo stesso: Trophy Wife (ABC) non imita tanto lo stile della premiata serie di Lloyd & Levitan (anzi, per niente) quanto l’idea di raccontare una “nuova” famiglia allargata. Qui la ciccia gira intorno a un avvocato (JOSH LYMAN, non imbolsito quanto James Spader ma quasi) sposato in terze nozze con una, come dire, “bionda”. C’è il bambino che parla in modo buffo, la moglie stralunata, la moglie ossessivo-compulsiva, la ragazzina ribelle, il ragazzino sfigato, un’amica inutile. La serie è pura carne da macello e non serve a nessuno, l’unica buona ragione per vederla è Malin Akerman: a dispetto del ruolo inglorioso che le hanno buttato addosso, lei fa veramente molto ridere.
Una serie sul baseball raccontata da una prospettiva femminile è una buona idea, che il pilot di Back in the game (ABC) sfrutta a dovere. Difficile che duri a lungo (se dovessi scommettere sulla prossima cancellazione, scommetterei su di lei) ma è meno impresentabile di quanto sembri e poi c’è James Caan è comunque sempre un bel vedere. Non c’è molto altro da dire.
Non fatemi parlare di The Crazy Ones (CBS), vi prego. Il pilota della serie, pompatissima perché vede il ritorno in tv di MORK, è uno dei più imbarazzanti a cui io abbia mai assistito. Robin Williams spara a raffica faccette e vocine per venti insostenibili minuti, la figlia Sarah Michelle Gellar lo redarguisce però poi gli vuole bene perché in fondo è un genio della pubblicità. Io non gli darei manco i soldi del parcheggio.
Ammetto di aver preso una piccola cantonata, tutto preso dall’emozione. Prodotto da lui stesso e ispirato alla sua esperienza personale e famigliare (lo sapete tutti che è malato di Parkinson, vero?), The Michael J. Fox Show (NBC) è comunque imperdibile per chiunque abbia a cuore l’attore ma, dopo un primo episodio in cui si rimane positivamente stupiti (e commossi, a patto di avere un cuore) dall’approccio “leggero” di Fox, i problemi vengono alla luce non appena il protagonista esce di scena anche per due minuti. Forse la produzione ha pensato che Fox bastasse a se stesso, perché tutto il resto del cast è in-sop-por-ta-bi-le (la testa dei tre figli su un piatto d’argento, adesso) e i dialoghi sono di una pigrizia e di una banalità che lasciano stupefatti. Da splendida a indigesta in 60 minuti.
Non ho scelto a caso la copertina del post, in cima. Prima di tutto, perché quando hai per le mani Lizzy Caplan tanto vale mettercene due. Ma soprattutto perché, tolta la soggettiva fotta whedoniana, Masters of Sex (Showtime) non ha rivali per il premio di miglior nuova serie della stagione, in senso assoluto. Essere sul cavo aiuta, perché il tema necessita una certa libertà espressiva. Ma la serie di Michelle Ashford non sfrutta ciecamente l’opportunità: fin dal pilota, si presenta come un prodotto di classe, adulto e brillante, in cui la storia vera raccontata con una notevole sensibilità storica (William H. Masters era un ginecologo che rivoluzionò la sua materia scrivendo trattati sulla sessualità) diventa anche una metafora della nostra società, e per estensione della cultura televisiva americana, svelando senza forzature che dopo mezzo secolo i tabù sono ancora gli stessi. I due protagonisti, Michael Sheen e Lizzy Caplan, sono semplicemente pazzeschi. Se avete tempo per una serie sola, che sia questa.
Unica capatina (mia) di questa stagione nella programmazione britannica è Peaky Blinders (BBC Two), creata da Steven Knight (era a Venezia con Locke) che come da tradizione inglese dura soltanto sei episodi. Interpretato da un cast notevole (in testa Cillian Murphy e Sam Neill, anche se la vera rivelazione è Annabelle Wallis) la serie è un dramma storico che sembra avvicinarsi in zona Boardwalk Empire ma, mi auguro, senza quella insostenibile pesantezza. Per ora ho visto solo il primo episodio. Ed è bellissimo.
Finito con la roba nuova. Diamo una ripassata alle serie estive? Magari eravate distratti.
La serie che più di tutte ha catalizzato la mia estate è Orange is the new Black (Netflix), prorompente dramedy carceraria di Jenji Kohan. Per me è un capolavoro, una serie perfettamente dosata, scaltra ma coraggiosa, con un cast miracoloso e tredici episodi uno più bello dell’altro. Recuperatela, pazzi.
L’altra serie da recuperare, in vista di un (probabilmente deludente) remake americano, sempre con David Tennant a quanto pare, è Broadchurch (ITV), un whodunit straziante e nerissimo che riprende tutti i cliché sulla provincia tipici del serial thriller ma si spinge in territori dove gli americani raramente si avventurano. Dentro ci sono un paio tra le performance migliori dell’anno (quelle di Olivia Colman e Jodie Whittaker) e una soluzione che, prevista o meno, ti spacca veramente la faccia.
Sono inoltre appena finite le “prime stagioni” di due nuove serie statunitensi, già confermate per una seconda annata, che mezzo mondo ha seguito perchè non c’era altro da vedere. Tra altri e bassi, meritano entrambe un’occhiata: Under the Dome (CBS) ha riscattato la scempiaggine di alcuni passaggi con un mistero che, per una volta tanto, ci incuriosisce davvero; mentre The Bridge (FX), partito senza convinzione, è riuscito a costruirsi una parte centrale davvero coinvolgente, per poi concludersi con un inspiegabile finale precoce e – di conseguenza – una delle chiusure di stagione più mosce di sempre.
Ultimissima citazione, visto che nessuno che conosco mi ha ancora dato retta: dovreste guardare Inside Amy Schumer (Comedy Central). A metà tra lo sketch show e lo stand up, la serie ideata e interpretata da una delle migliori (e più spudorate) comiche americane è un divertentissimo assalto frontale alle convenzioni della narrazione televisiva. La prima stagione è composta da dieci episodi. Fatelo.
Io ho finito, per ora. Per tutto il resto c’è Serialmente.
ok, non ci conosciamo di persona… ma per amy schumer ti ho dato retta, eccome!
(immagino tu l’abbia visto, ma sul tubo c’è anche il suo stand-up completo “mostly sex stuff”)
saludos!
grazie pepito! di avermi dato retta!
(yes, ovviamente ho visto anche “mostly sex stuff”… un giorno o l’altro potrei anche farlo, un post sugli stand-up special… oppure no)
Cosa ne pensi del finale di Breaking Bad?
Capisco sia leggermente OT la domanda, ero semplicemente curioso.
Per me: serie che fa da punto fermo per quelle a venire.
minstrel, rileggi con attenzione il primo paragrafo
Oh my… la foga, gran brutta cosa.
O meglio… la foga, gran bella cisa…
va beh… scusa, sto cercando di tornare adolescente come ieri sera con pacific rim, ma è dura senza Del Toro al comando…
E house of cards?! (Magari sto dicendo una vaccata e questo capolavoro è dell’anno scorso)
“House of cards” rientra nella dicitura “non esaustiva”.
(Voglio dire che non l’ho vista, shame of me.)
Vedila! Cioè fai un po’ come vuoi ma è davvero una bomba, kevin spacey immenso. Volevasi segnalare, nella passata stagione orphan black e the fall (lo so ho un problema)
Non hai nessun problema Laura, qui sei in buona compagnia
“Orphan Black” è una delle mie serie preferite del 2013, non è inclusa nella lista perché è passata in primavera. Purtroppo non c’è mai stata occasione di parlarne qui sul blog, ma su Twitter l’ho fatto ripetutamente.
Anche “The fall” l’ho iniziata a suo tempo (a maggio), me la tengo lì buona buona per i periodi di magra.
Come british (poi la smetto poi la smetto) stra consiglio la miniserie what remains. Poi giuro mi taccio!
sempre necessario. (e davvero, quanto ci ha spaccato la fazza ‘broadchurch’…)
c’ho ancora i lividi
Grazie
Il Pube è probabilmente l’appuntamento telefilmico che aspetto di più ogni anno. In ogni caso una carrellata sulle serie non debuttanti, ogni tanto, avremmo anche il piacere di leggerlo. E ora metto a scaricare SHIELD e Orange is the new black.
Ormai avrai capito che c’è gente per la quale la tua opinione vale parecchio, so che fai tutto a titolo gratuito ma da grandi poteri…
AP
Kekkoz, da questa rubrica prendo da tempo spunti per le serie da vedere (leggi: seguo ciecamente i tuoi consigli). Quindi stasera si comincia Masters of Sex.
Una curiosità: trovi davvero che Boardwalk Empire sia pesante? L’hai abbandonato? Io la trovo una serie eccellente. Certo, ha un ritmo un po’ lento, ma la caratterizzazione, le ambientazioni, la riscostruzione e l’atmosfera mi piacciono così tanto…!
Così, per avere la tua opinione.
Keep on “pubing”
G
come non si può essere d’accordo, pure su Crazy Ones che ancora non so perché ho visto pure il secondo episodio. sarebbe pure carino, se non fosse per Williams, qualcuno lo contenga!!!
Under the dome, NO. L’ho mollato al quarto episodio non gliela facevo più.The Bridge secondo me era partito lento, come diesel, poi era rinato verso gli ultimi episodi con quella svolta lì, per poi, risolto quel problema è andato avanti con un anticlimax teribbile. Se lo cancellano faccio spallucce.
Boardwalk empire. Vorrei difenderlo. Secondo me ha il problema di alcuni primi della classe che però sono troppo imbolsiti e chini sui loro libri. Rischia spesso di essere un oggetto preziosissimo e laccato, ma senza aria. Ed è un peccato perché il comparto generale (attori, intrecci, subplot, rapporti con la storia) sono eccellenti. Poi io ho un debole per il Proibizionismo.
Sei sicuro dell’opinione su Agents of Shield?
Ma sicuro, sicuro?
Perchè io dopo la terza puntata non so se me la sento ancora di sperare che diventi la nuova figata Whedoniana.
Il pilota era tutto ok (no, più che ok!), ma la noia e la pochezza della trama e dei dialoghi nella seconda e nella terza puntata… mi sembra di rivedere le prime fallimentari puntate di Dollhouse.
Dollhouse è migliorato, per poi essere cancellato per carenza di spettatori.
E se Agents of Shield seguisse lo stesso percorso?
Ho solo bisogno di qualcuno che mi dica di aver fede, eh.
A me sono piaciuti tutti e tre gli episodi, in particolare il terzo, quindi direi che partiamo da opinioni lievemente differenti, non so quanto ti possa servire una mia rassicurazione.
Ciò detto, io sono quasi certo che la serie crescerà molto nel corso della stagione (non sarebbe la prima volta, come giustamente dici tu) convincendo anche gli scettici.
Secondo me ci divertiremo da matti. Abbi fede, io ne ho a pacchi.
Rispondo brevemente su Boardwalk Empire: io ho iniziato a vederlo con entusiasmo quando partì, difendendolo pure qualche volta; ho amato la prima stagione; poi, a un certo punto, da un giorno all’altro, mi sono semplicemente stufato e l’ho abbandonata. La considero ancora una serie di grande valore, è fuori discussione; soltanto, io non ho nessuna voglia di vederla.
Ti consiglio Hello Ladies, Hbo. Pilota sorprendente, seconda puntata minore ma ci può stare. Complimenti e grazie, soprattutto per la dritta su Masters Of Sex
Ola Kekkoz, sei bravo nè,
ma ti sei perso:
- American Horror Sory 3: ambientazione New Orleans, scuola di streghe pending tra Harry Potter e X Men, stupri di gruppo e coito assassino
- The Walking Dead 4: la continuazione del Capolavoro
Okissimo su Orange is The New Black, anche la mia estate ne è stata marchiata !
Saludos
Non le ho perse, le ho abbandonate entrambe a metà della prima stagione.
allora:
- io ho cominciato a vedere TWD dalla 3°, e il livello è davvero altissimo;
- AHS, dopo una prima stagione strepitosa, è caduta sulla seconda, la terza sembra niente male.
Menzione speciale, se non l’hai vista mi ringrazierai davvero (sai dove trovarmi on line) per Profugos, appena iniziata la Secunda Temporada, la Promera era il top.
Ancora complimenti per il blog, contenuti e stile di altissimo livello
Guarderei qualsiasi cosa nel quale compaia Lizzy Caplan, fosse anche la pubblicità di un budino.
oops… “nella quale”
Ho recuperato tutto Broadchurch in due sere.
Ora ho il cuore spezzato.