Black Rock
di Katie Aselton, 2012
Per riappacificare due amiche che non si parlano da anni, Sarah (Kate Bosworth) organizza una gitarella su un’isola che le tre frequentavano da ragazzine. Ma la “roccia nera” non è deserta; la loro vacanza non sarà così rilassante. La sceneggiatura di Black rock è firmata da Mark Duplass, che non è solo il marito della regista Katie Aselton (è anche una delle tre attrici) ma anche l’attore-autore capofila del cosiddetto mumblecore. La cui influenza, in questo curioso thriller, si vede soprattutto nel realismo naif (anche quando si entra in territori horror), nell’acutezza dei dialoghi semi-improvvisati nella parte iniziale (nelle prime battute, Sarah dice di avere pochi mesi di vita, pur di tenere buone le due amiche) e nella componente produttiva – stiamo parlando infatti di un film dal budget ridotto, circa 7 milioni di dollari. L’obiettivo sembra quello di costruire una sorta di inquietante metafora dei rapporti di potere tra i generi, giocando con un pizzico di sadismo con i cliché del dramma al femminile, ma l’originalità della Aselton resta sulla carta quando il film, inizialmente davvero inusuale, diventa una più ordinaria caccia al topo – con ben in mente la saggia prerogativa di poter ribaltare all’occorrenza il ruolo del gatto. Restano, comunque, tratti singolari, soprattutto l’evoluzione selvaggia del personaggio di Lou, la solita bravissima Lake Bell. Pur essendo spezzato (in modo poco elegante) in due parti distinte, Black rock ha anche una grande dote nella sua compattezza: dura appena 80 minuti, quindi non ha nemmeno il tempo di stancare.