Il declino dell’impero americano
E dopo due post inutili, ecco il clou della giornata.
Tutti si affollano a vedere Les invasions barbares, tutti mi dicono “ma come, non l’hai visto?”. Quanti hanno visto Il declino dell’impero americano? Molti, immagino. Ma non molti della mia generazione. Di sicuro non lo conoscono in molti. O forse sono io a non essere ferrato in cinema canadese. Ma essendo un malato per queste cose, non avrei sopportato di vedere le Invasioni senza aver visto il Declino. Ieri sera, al Lumiere, l’occasione, che fa l’uomo ladro (e che fa i cinema ricchi).
Sono uscito dalla sala realmente incazzato. Esatto, non mi è piaciuto per niente. Posso riconoscerne l’importanza, o almeno la forza e il coraggio, posso contestualizzarlo. Come ho sentito dire da una ragazza all’uscita dal cinema: “pensalo nel 1986…”. La cosa non mi interessa. I film possono non avere una data di scadenza, questa è una certezza. In my humile opinion, questo film è scaduto.
Ma al di là di questa, che è un’opinione molto personale, e al di là dell’intelligenza, dell’arguzia, della profondità di molte delle cose che vengono dette, resta comunque che i personaggi di questo film sono antipatici. Un branco di antipatici e spocchiosi intellettuali che passa il suo tempo a sputtanarsi a vicenda, scoparsi a vicenda, filosofeggiare di ogni stronzata, lieti di essere loro il declino dell’impero occidentale, fieri della loro superiorità intellettuale (inesistente e inutile). Non si possono amare dei personaggi così, sono disgustosi, patetici, e diretti verso un futuro che non è futuro, immersi nella natura irreale del Quebeq come in una sorta di limbo, fingendosi astratti dai problemi e incapaci di aprire gli occhi di fronte alla tristezza che loro stessi hanno creato, che assumono acriticamente e su cui continuano, incessantemente, fastidiosamente, a parlare. “Sono stufa dei piccoli borghesi che non riescono a vedere la realtà” dice Dominique Michel, l’unica a dire qualcosa di vero, l’unica con il coraggio di smontare un muro di falsità che è il loro ultimo muro, prima della disgregazione della loro amata società. Detto così suona anche interessante, almeno sociologicamente. Lo è. Ma è anche molto irritante.
Ora le mie aspettative su Les invasions barbares sono molto diminuite…