The longest nite (Aau dut)
di Patrick Yau, 1997
A detta di molti, una delle migliori produzioni della Milkyway di Johnnie To – che qui è produttore, ma se il nome nei titoli viene per ultimo e ben separato dai precedenti, ci sarà un motivo – è una breve ma significativa caccia all’uomo dagli echi hitchcockiani, con Tony Leung prima severo poliziotto torturatore e corrotto, poi vittima di una trappola preparata con dovizia di particolari da qualcuno che lo vuole incastrare e/o vedere morto. Dall’altra parte – ? – della barricata, il solito splendido Lau Ching Wan, qui con testa rasata e palletta rimbalzante, e i due protagonisti sono "come quella palletta: dove andiamo e cosa facciamo non lo decidiamo noi".
Un gioco al massacro – in tutti i sensi – che parte come un normale noir hongkonghese ma violentissimo e visivamente sorprendente, prosegue come un imponente duello virile a due – con i soliti splendidi tempi morti della fucina di To: vedasi il dialogo nella cella – arriva al finale passando per una citazione di Welles che diventa quasi metafisica nel suo svolgimento per poi concludersi con un finale tanto scioccante e nichilista quanto quello di un’altro film di Yau per To (Expect the unexpected), non altrettanto coinvolgente per chi scrive, ma comunque durissimo e dalle serie implicazioni teoriche.
Bello da matti.