La vita è un miracolo (Zivot je cudo)
di Emir Kusturica, 2004
Nell’ultimo suo film, Kusturica se la prende comoda e fa le cose facili: in pratica, rifà se stesso all’infinito, ma conservando fortunatamente quello sguardo poetico che in lui sa da sempre dosare il dramma con la farsa, gli ottoni sfrenati con le bombe, gli eccessi nervosi del "popolo yugoslavo" con una poetica dell’assurdo che ha pochi rivali (e molti referenti).
Insomma, anche qui c’è tutto Kusturica: animali a frotte, piccole perversioni, la No Smoking Orchestra, qualche volo onirico, e altre decine di cose. Maniera? Forse. Noia? A tratti. Ma forse solo perché Underground e Gatto nero gatto bianco sono davvero su un altro pianeta, e Zivot je cudo assomiglia loro un po’ troppo per non deludere. In senso relativo.
Ma trovargli un difetto che sia davvero assolutamente tale è difficile. Mettiamola così: è davvero troppo lungo. E forse inutilmente, se si pensa alla semplicità della trama: metà film sono elementi contenitivi e pleonastici, materia puramente antinarrativa. Ma è materia che ci piace e che ci diverte da impazzire, e quindi soprassediamo.